Con il Gelbison (2-0) l’ennesima caduta.

Il Foggia visto ieri a Pagani sconfitto inopinatamente dalla meo promossa Gelbison possiamo paragonarlo ad una palla di neve che parte dalla cima di una montagna e rotola, rotola, rotola diventando una grossa valanga che porta con se tanti detriti e spazza via tutto quello che trova sul suo cammino verso la valle (le speranze di una Citta’ e dei tifosi).
Questo e’ il Foggia di oggi dopo sette giornate di campionato.
Non gioca, non segna, non corre, insomma una “non” squadra.
Sara’ molto dura per Fabio Gallo e Matteo Lauriola, appena giunti al suo capezzale, rimettere insieme i mille pezzi di un vaso comprato gia’ lesionato in piu’ punti da un “rigattiere” qualsiasi (Canonico) e mai completamente ricomposto da Belviso e Boscaglia.
14 gol subiti e 3 gol fatti, questi i numeri inconfutabili e miseramente veritieri che accompagnano il Calcio Foggia 1920. Abbiamo piu’ volte detto, nelle scorse settimane, che la pazienza ha un limite e vedere questa squadra che sembrava dovesse primeggiare in questo torneo ridotta a pezzi e al penultimo posto fa molto male, ma se non si pone un termine perentorio alla caduta verticale e improvvida “di un avvenir mal fido” come declamava il Manzoni, si rischia di trovarci alla fine del campionato nuovamente tra i dilettanti e sicuramente con alle spalle un altro fallimento sia tecnico che societario. ( di questo argomento leggerete la prossima settimana).
L’avventura del signor Canonico alla guida del Foggia non ha dato i risultati sperati. Se crede di non potercela fare a gestire la piazza sarebbe meglio prendere decisioni graduali e non trovarci da un giorno all’altro a sentenze preannunciate.
Bruno Arcano